Una delle cose che più amo durante i viaggi, è visitare i mercati. Nei mercati si respira il vero cuore di una cultura; ci si deve addentrare e respirare gli odori, ci si deve perdere tra i colori e ascoltare i suoni, il vociare, le urla dei venditori. A Palermo di mercati ce ne sono 3 e me li sono visti tutti, naturalmente.
Della Vucciria vi diranno che non vale neanche la pena andarci, che ormai non c’è rimasto niente di quello che era una volta questo mercato, che è un quartiere degradato;
io invece vi dico: “andateci, perché, se è vero che non è rimasto quasi niente di quel vociare, e del chiasso e della confusione di un tempo, della ricchezza delle mercato e delle attività, tuttavia quei banchetti che sono rimasti sono forse i più caratteristici di tutti i mercati che ho visto e da quelli, se ti lasci andare alla fantasia, riesci ad immaginare quello che fu questo mercato ai tempi in cui Renato Guttuso dipinse il famoso quadro “la Vucciria”. e ancora molto prima. Li senti i pescivendoli che abbanìano, respiri l’odore dell’ u pani c’a’ meusa (panino con la milza. Un tempo chiamato guastedda, da cui il termine vastiddaru= colui che vende le guastedde. Nella foto 1 Pippo Basile, un famoso Vastiddaru della Vucciaria) che cuoce nella sugna, le stigghiole (interiora di capretto o di vitello) che si abbrustoliscono sulla brace e le madri che urlano ai picciriddi di tornare in casa che il pranzo è pronto, la vedi l’acqua che bagna le balate (vedi foto 2), la pasta stesa ad asciugare, le teste di pesce spada (vedi foto 4).
Un tempo la Vucciria era detta Bucceria, dal francese boucherie = macelleria. Inizialmente infatti il mercato era destinato solo al macello e alla vendita delle carni e solo in seguito divenne anche mercato del pesce, della frutta e della verdura. Oggi molti putìari (negozianti) sono scomparsi e dell’antico fasto del mercato purtroppo è rimasto ben poco. Col tempo, nel dialetto locale, Bucceria venne trasformato in vucciria, che in siciliano significa confusione, per via del chiasso che facevano i venditori che continuavano ad abbaniare, ovvero a urlare per reclamizzare le loro merci e per attirare l’attenzione dei clienti.
Il mercato si estende tra due piazze principali, piazza Caracciolo e piazza Garraffello e tra queste due, si estendono le viuzze i vicoletti che prendono i nomi degli antichi mestieri che un tempo vi si svolgevano. Via Matarassai, via Chiavettieri, via Argenteria, via Coltellieri, via Maccheronai (attualmente l’unica via dove si svolge il mercato), testimoniano la presenza di queste attività. Un tempo in via dei Maccheronai c’erano le botteghe della pasta fresca dove i mastri pastai confezionavano ogni tipo di pasta. Col tempo l’attività si diffuse in diverse case e vie della Vucciria e si poteva osservare, camminando per i vicoli, la pasta stesa ad asciugare. Questa tradizione, in alcuni quartieri popolari di Palermo, durò fino agli anni 50, nel dopoguerra e fece concorrenza ai mastri pastai di via dei Maccheronai. La pasta lunga veniva messa ad asciugare su delle canne e stesa come fosse biancheria ed esposta a qualsiasi clima, nonché alla polvere e agli insetti, ma chi la comprava non se ne curava.
Il modo più bello di addentrarsi alla Vucciaria è quello di scendere dalle scalette di via Roma, accedendo a piazza Caracciolo e di girare senza meta per i vicoletti, tra i motorini che sfrecciano e tra le balate (le lastre di pietra dove viene poggiato ed esposto il pesce), ancora bagnate dall’acqua che i pescivendoli gettano per mantenere il pesce fresco. Un antico detto recita: “Mi maritu quannu ascicano i balati da Vucciria” e cioè “mi sposerò quando si asciugheranno le lastre di pietra dove poggia il pesce della Vucciaria”, un modo colorito per dire MAI. Purtroppo ora metaforicamente le balate sono quasi asciutte, perché il mercato si è mano a mano svuotato e spento. In proposito leggete sotto la bella poesia di Aldo di Vita.
Oggi alla Vucciria fatevi rapire dall’omino che pulisce le alici e le mette nei barattolini con l’olio davanti agli occhi curiosi dei passanti, dal banchetto che vende le uova di tonno e la bottarga, dalle teste di pesce spada e dalle torrefazioni;
inoltratevi per i vicoletti e passate per piazza Garraffello, con la sua fontana (garraffo deriva dall’arabo gharraf e significa abbondante di acqua), dove un edificio sventrato della seconda guerra mondiale e una banca che si affaccia sul degrado del quartiere sono diventati oggetto di graffiti a opera dell’artista austriaco Uwe Jaentsch, che vive qui da anni e denuncia con la propria arte provocatoria l’incuria e il degrado del quartiere;
poco lontano da qui, in una edicola muraria, vicino a pizza Garraffo (da non confondere con piazza Garraffello) si trova la statua del Genio di Palermo, il nume tutelare della città, detto “Palermu lu grandi” (per distinguerlo da “Palermu u nicu” – Palermo il piccolo – che si trova nel palazzo comunale), che raffigura un uomo barbuto, con la corona e un serpente tra le mani che gli morde il petto, che un tempo ornava la fontana di piazza Garraffo e che fu donato da amalfitani, catalani e pisani come omaggio alla città che li aveva accolti. La fontana del genio venne poi sostituita e in seguito spostata a piazza Marina, per via delle dimensioni troppo grandi che non si adattavano bene alle piccole dimensioni della piazza.
Passeggiando per i vicoli noterete di tanto in tanto che da qualche palazzo qualcuno cala delle corde con appeso all’estremità un cesto o un secchio. Ingenuamente pensavo che fosse l’antica usanza di una volta di gettare il cestino per portare delle cose in casa, ma una che abita lì, mi ha spiegato che quei palazzi sono pieni di gente agli arresti domiciliari, che non potendo uscire di casa si fanno passare la spesa così! (vedi foto sotto).
Vi lascio con una poesia di Aldo di Vita, proprio su questo quartiere
‘A Vucciria
Viri ca nu celu vitti n’ancilu e ni rissi cantannu, l’arrivu
di lu bambineddu.
Lu populu cuntentu e filici iù na chiazza,
li vinnituri abbannianu, e
cantanu ca pari nu fistinu.
U ricordu ru passatu, e
dintra u nostru cori, runni nu si ponnu cancillari.
Nti l’aricchi sentu lu pisciaiulu,
ca bannia lu pisci friscu,
e lu carnizzeri ca vinni l’agnellu,
e ca lu cantu pari ca fussi, li ludi o signuri.
Lu putirai ri la frutta avi
milli culuri, ca pari carnivali.
Li fimmini ta li balcuni
chiamanu li picciriddi,
e senti la vuci ri matri
amurusa, ca cerca li fighi Pinuzzu!! Ancilina!!
viniti dintra, ca vostru
patri vinni pi manciari, curriti!!
E lu tempu passau mentri li
vecchi cuntavano a li niputi, l’anticu
pruverbiu
“Li balati ra Vucciria nun s’sciucanu
mai”
Picchi la Vucciria é lu cori ri
Palermu, picchi campa e non mori mai
Ma un ghiornu vinni lu malutempu, e la malura scinniu n’Palermu
Chianu chianu culu picu ru
suli, li balati sa sciucaru.
Li vuci ri putiari un si
sintianu chiu, e la genti ri li casi sinnìu e lassò lu vacanti.
Ristarunu li vecchi, cu lu
pinseri run tempu ca fù.
Idda la rigina di la Vucciria, ristò sula,
culi casi e li putii vacanti e caruti.
Idda bedda di culuri comu
l’arcubalenu e di ciàvuri,
e profumu can nu finianu mai,
ristò comu li vecchi a
spitttari ca la chiazza si arruspighiassi.
Ma à cussi nu fu. Na
vuci forti ru putiaru abbanniò chiancennu
“Li balati ra Vicciria s’sciucaru”.
La regina ra Vucciria cariu ‘n
terra, e cun suspiru forti retti l’ultimu gridu
Iu bedda comu una stidda moru,
ma l’anima mia nun pò lassari
li me strati, finu a quannu nu trovu paci
ca mi fu livata, e idda cariu
‘nterra
rannu l’ultimu ciatu suspirò
moru.
Aldo Di Vita
traduzione
La Vucciria
Nel cielo ho visto un angelo
annunciare cantando l’arrivo del bambinello.
Il popolo felice e contento
andò festante in piazza.
I venditori gridano e cantano in modo tale che
sembra un festino.
Il ricordo del passato è
dentro i nostri cuori,
dove nessuno li potrà
cancellare.
Nelle orecchie sento il
pescivendolo che grida, il pesce fresco,
e il macellaio, che vende
l’agnello, canta come fosse una lode al signore.
Il venditore di frutta ha
mille colori simile al carnevale
Le donne dai balconi, chiamano
i loro bambini, e sente la voce
di madre amorosa che cerca i
suoi figli, Pino!!!, Angelina!!!
Venite dentro che vostro
padre é arrivato a casa per mangiare, correte!!!
Il tempo passò, mentre i
vecchi raccontavano ai nipoti l’antico proverbio.
“le lastre della Vucciria non
si asciugano mai”
Perché la Vucciria é il cuore di
Palermo, perché vive e non muore mai.
Ma un giorno a Palermo venne
il maltempo e la malora,
il sole picchiò forte e piano
piano asciugo le balate.
Le voci dei venditori non si
sentirono più,
e la gente andò via,
lasciando le case vuote.
Restarono i vecchi con i loro
pensieri del tempo che fu.
Lei, la regina della Vucciria
restò sola,
con le case e i negozi vuoti
e cadenti.
Lei, bella dei colori come
l’arcobaleno e di odori e profumi
che mai svanivano, restò sola
come i vecchi ad aspettare
che la piazza si risvegliasse
dal lungo sonno.
Ma così non fu.
Una voce forte di un
venditore gridò piangendo,
“le balate della Vucciria si
sono asciugate”
La regina della Vucciria
cadde a terra,
e con un forte sospiro diede
l’ultimo grido;
Io, bella come una stella,
muoio,
ma l’anima mia, non può
lasciare le mie strade,
fino a quando non troverò la
pace che mi fu tolta,
e poi cadde a terra
dando l’ultimo fiato,
sospirando morì.
Aldo Di Vita
P.S. leggetevi anche il bellissimo post dello Zio Piero sulla Vucciria
21 commenti sul post:
“La Vucciria a Palermo tra storia e immagini. Il mio viaggio in Sicilia prima parte”
Sai che io sono di Palermo e questi posti non li ho mai visitati? Forse perchè li do per scontati, mentre invece ai turisti come te piacciono molto. Complimenti per questo bel post, a presto!
http://www.latavolaallegra.it
Sono contenta che il post ti sia piaciuta! In effetti quando uno ci vive in un posto spesso tante cose non le sa o le da per scontato, mentre con l'occhio da turista magari uno scopre tante cose….
E' vero… Ad esempio io non sapevo di questo artista che ha dipinto le pareti della piazza da te citata. 🙂
P.S. Comunque i negozianti li chiamiamo "putìari". 🙂
GRAZIE! Ho corretto!
Conosco tutti i posti del mia città che hai visitato e da te descritti molto bene. Ho seguito il tuo viaggio in Sicilia su fb e spero che tutto sia andato per il meglio…a parte il caldo che in quei giorni è stato davvero intenso. Baci Mimma
Eh sì, a Palermo è stato davvero un caldo allucinante, poi però a Trapani è stato più soppotabile perchè meno umido…Sì, è andato tutto alla grande. La Sicilia è bellissima
Bellissimo post, ricco di interessanti informazioni! Non conoscevo questo mercato, se mai mi deciderò ad andare in Sicilia (è tanto che lo dico) lo voglio proprio visitare!
A presto,
Alice
Sì, vacci assolutamente..Purtroppo non è più quello di uan volta…e delle voci dei putirai ceh abbaniano è rimasto solo l'eco dei ricordi, però secondo merita comunque
Che bel post, Martina!
E come hai documentato bene la Vuccirìa, che adoro.
Peraltro tra le tue foto ho riconosciuto l'amico Pippo mentre fa il suo formidabile pani ca meusa!
Bel reportage fotografico…ma degli altri due mercati? Mi aspetto un resoconto almeno di Ballarò…
:))))
Ciao Piero, mi fa piacere ceh il reportage ti sia piaciuto. detto da unoc eh c'è stao e l'ha visto come me con occhi di turista è un bel complimento. Degli altri due mercati ho foto, ma mi hanno colpito meno, non so perchè..:Anche Ballarò che tutti descrivono come il più attivo e il più bello attuale a me ha dato molte meno emozioni della Vucciria e quindi non so se riexco a tirarci fuori un post. All'inizio questo post doveva essere sui mercati di Aplermo, ma sono finita a parlare solo della Vucciria…:P
Effettivamente la Vuccirìa ha perso molto rispetto a prima.
Devo dirti che anche Ballarò mi è piaciuto molto, forse perché la prima volta che ci sono stato ero in compagnia di parlemitani doc che mi raccontavano tanti particolari…e così tutte le volte che torno a Palermo è la prima cosa che vado a rivedere 🙂
p.s. grazie per la citazione!!!! :))))
Non è che non mi sia piaciuto Ballarò, anzi, però secondo me è molto meno affascinante della Vucciria. Certo, avere dei ciceroni che ti raccontano le varie storielle rende tutto più magico e interessante…Per la citazione, niente, figurati!
Che bel giro ci hai fatto fare!
Adoro i mercati, mi piace immergermi nei colori e negli odori dei luoghi, l'ultimo che ho avuto occasione di visitare è l'ormai turistica Boqueria a Barcellona.
Ciao
Norma
Anche io adoro pazzamente (con buona pace di mio marito che invece si scassa i cabassisi ad starmi dietro mentre fotografo ogni faccia, ogni verdura, ogni pezzo di carne, ogni angolo ecc…). 🙂
belle cose bei posti ma nessuno mi sa' dare la ricetta degli spaghetti alla vucciria. Ho comprato in quel mercato il preparato ma lontano da lì non si trova ,sapere almeno gli ingredienti….ciao rosaria
Spaghetti alal vucciria? Magari provo a vedere se ci sono nel libro di ricetet che ho comprato e semmai ti scrivo qui
Ció che hai scritto della Vucciria è tutto vero, solo una cosa è imprecisa: quando parli del cesto che scende con la corda (detto paniere o panaro) non viene utilizzato solo dalle persone agli arresti domiciliari, ma da tutti i palermitani e d’intorni per evitare di scendere le scale, proprio come avevi pensato tu. Non capisco perché ti abbiano corretto.
Ps: brava, fai un sacco di ricette e post interessanti!!!
Ah ecco! Come si usava una volta! E pensa che è stata proprio una ragazza del posto a dirmi che erano per le persone agli arresti! Mah…
Grazie per quello che dici su post e ricette! 🙂
quale era il nome del mercato nell’800? Bucceria? o Vuccevia?
Sai che non lo so? Potrebbe essere Bucceria